La scorsa settimana ho avuto un incontro con il CFO di un gruppo DAX. La sua domanda era semplice:

Richard, dove dovremmo costruire la nostra nuova struttura holding: Dubai o Lussemburgo?

La mia risposta lo ha sorpreso:

Questa è la domanda sbagliata.

Ed ecco il punto:

Mentre i fiscalisti amano mostrare tabelle Excel con le aliquote, spesso trascurano l’essenziale. La realtà della pianificazione fiscale internazionale per le grandi aziende è molto più complessa di 9% a Dubai vs. 24,94% a Lussemburgo.

Vediamo insieme cosa conta davvero.

Avendo accompagnato i gruppi DAX nella loro pianificazione fiscale internazionale, conosco bene le insidie. So quali domande tengono svegli i membri del consiglio di amministrazione. E capisco perché certe decisioni possono costare milioni.

Oggi vi porto dietro le quinte. In modo onesto, diretto e senza il gergo dei fiscalisti.

Siete pronti per la verità sulle sedi delle holding?

Il vostro RMS

Perché i gruppi DAX si pongono il tema della pianificazione fiscale internazionale

Prima di addentrarci nelle sfumature tra Dubai e Lussemburgo, sfatiamo un mito:

I gruppi DAX non ottimizzano le tasse per avidità.

Lo fanno perché sono costretti.

La realtà dietro i racconti dei fiscalisti

Numeri nudi e crudi: Un tipico gruppo DAX paga tra il 29% e il 32% di carico fiscale totale in Germania sui profitti societari. Questo include imposta sulle società (15%), contributo di solidarietà (0,825%) e tassa commerciale (mediamente 14%).

Sembra sostenibile? In realtà è un’illusione.

Prendiamo, ad esempio, una casa automobilistica fittizia con 2 miliardi di euro di utile annuo. Con una tassazione al 30%, si parla di 600 milioni di euro all’anno. È l’equivalente del fatturato annuo di 15.000 dipendenti.

Inoltre, la concorrenza internazionale impone di agire. I giganti tecnologici americani pagano spesso solo il 10-15% di tasse grazie a strutture complesse. I gruppi europei banalmente non possono permettersi uno svantaggio simile.

La vera domanda quindi è: Come riuscire a competere legalmente?

Cosa spinge davvero i board dei DAX

Nei miei incontri con i dirigenti, sento sempre le stesse tre preoccupazioni:

  1. Pressione degli azionisti: Perché paghiamo più tasse dei competitor?
  2. Rischio compliance: Come evitiamo cattiva stampa?
  3. Stabilità futura: Cosa succede se cambiano le leggi fiscali?

Soprattutto il secondo punto è cruciale. Un gruppo DAX non può permettersi uno scandalo fiscale. Può costare miliardi di capitalizzazione – molto più di qualsiasi risparmio d’imposta.

Ecco perché puntano su strutture consolidate e trasparenti. Soluzioni spericolate non sono contemplate.

Compliance vs Ottimizzazione: equilibrio delicato

Qui la situazione si fa interessante: i gruppi DAX devono soddisfare tre “giudici” diversi:

  • Fisco tedesco: Vuole vedere sostanza reale e valide motivazioni economiche
  • Linee guida OCSE: Richiedono Substance over Form – attività reale nel paese
  • Opinione pubblica e media: Si aspettano una tassazione “equa”

Questo significa che ogni struttura deve essere giustificabile a prova di bomba. Il puro risparmio fiscale non basta. Serve sostanza economica effettiva.

Ed è qui che inizia il confronto tra Dubai e Lussemburgo.

Dubai come sede di holding: cosa promettono davvero i numeri

Dubai è sulla bocca di tutti nell’ambiente fiscale. Ma a ragione?

Analizziamo cosa c’è dietro al famoso 9% di imposta sulle società – e cosa questo significhi davvero per i gruppi DAX.

Il 9% di imposta societaria – cosa si nasconde dietro

Da giugno 2023 Dubai applica ufficialmente il 9% di imposta sulle società sui profitti sopra 375.000 AED (circa 100.000 euro). Sembra invitante – ma è solo parte della storia.

Ecco i dettagli che il vostro fiscalista spesso non racconta:

Primo: Il 9% vale solo per le società “Mainland”. Le società nelle Free Zone possono continuare a operare esentasse – se rispettano determinate condizioni.

Secondo: Ci sono eccezioni significative per le holding. Dividendi e plusvalenze da partecipazioni qualificate restano esenti.

Terzo: A Dubai non esistono ritenute alla fonte sui dividendi distribuiti.

In pratica: una holding a Dubai ben strutturata può ottenere una tassazione effettiva pari a zero.

Ma – ed è un grande ma – solo se vengono pienamente rispettati i requisiti di sostanza.

DIFC vs Mainland – Quale struttura per chi?

I gruppi DAX in genere hanno due opzioni a Dubai:

Criterio DIFC (Dubai International Financial Centre) UAE Mainland
Imposta sulle società 0% (con limitazioni) 9% da 375.000 AED
Regolamentazione Sistema Common Law Diritto civile UAE
Capitale minimo 500.000 USD 300.000 AED
Requisiti di sostanza Alti (uffici propri, personale qualificato) Moderati
Riconoscimento internazionale Molto alto Alto
Carico compliance Alto Medio

Per i gruppi DAX, il DIFC è quasi sempre la scelta migliore. Perché?

La reputazione internazionale fa la differenza. Le strutture DIFC sono meglio accettate da autorità tedesche ed europee rispetto alle società Mainland.

Inoltre, il DIFC garantisce un migliore accesso alle convenzioni contro le doppie imposizioni. Questo riduce in modo significativo le ritenute alla fonte.

Requisiti di sostanza – Più di una semplice “cassetta postale”

Ora si fa sul serio: a Dubai serve vera sostanza economica.

Cosa significa concretamente:

  • Presenza fisica: Ufficio proprio (no virtual office)
  • Personale qualificato: Minimo 2-3 dipendenti full-time in loco
  • Gestione: Le decisioni chiave devono essere prese fisicamente a Dubai
  • Documentazione: Prova dell’attività economica effettiva

I costi non sono trascurabili: mettete in conto 200.000-400.000 euro l’anno per una holding a Dubai con reale sostanza.

Ma il bilancio è vantaggioso: per un gruppo DAX con 100 milioni di euro di utili da holding, il risparmio fiscale annuo si attesta tra i 20 e i 30 milioni di euro.

Un investimento che si ripaga velocemente.

Lussemburgo: perché la capitale finanziaria europea convince ancora

Lussemburgo viene reputato “noioso” rispetto a Dubai. Un errore.

Per i gruppi DAX, il Granducato offre vantaggi che Dubai non può garantire.

Le direttive UE: un turbo per il risparmio fiscale

Il vero asso nella manica del Lussemburgo? L’appartenenza all’UE.

Ciò significa accesso automatico a tutte le direttive UE:

  • Direttiva Madre-Figlia: 0% di ritenuta su dividendi tra società UE
  • Interessi e canoni UE: Royalty esenti tra società all’interno dell’Unione
  • Direttiva Fusioni: Riorganizzazioni esenti fiscalmente in tutta Europa

Un esempio pratico: Un costruttore d’auto tedesco vuole ricevere royalty dalla sua filiale italiana. Passando per una holding lussemburghese, la ritenuta è dello 0%. Da Italia a Germania diretta sarebbe il 5%.

Su 50 milioni di royalty sono 2,5 milioni di euro risparmiati – ogni anno.

In più, il Lussemburgo vanta la rete di trattati contro le doppie imposizioni più estesa al mondo: oltre 80 accordi con tutti i paesi rilevanti.

Advance Tax Ruling: quando la pianificazione è (quasi) matematica

Qui il Lussemburgo mostra i muscoli: si possono ottenere pareri fiscali vincolanti in anticipo.

Come funziona:

  1. Si sottopone la struttura prevista all’amministrazione fiscale
  2. Vengono esaminate tutte le specifiche (normalmente 3-6 mesi)
  3. Si riceve una “tax ruling” valida 5 anni

Questa visibilità è oro per i gruppi DAX. Nessun rischio di sorprese in sede di controlli. Nessun cambio fiscale retroattivo.

Inoltre, l’Amministrazione lussemburghese brilla per professionalità: tempi rapidi, interlocutori competenti, soluzioni pragmatiche.

Una differenza notevole rispetto ad altre giurisdizioni, dove le autorizzazioni possono richiedere anni.

I costi nascosti di cui pochi parlano

Lussemburgo ha fama di essere “caro”. È vero?

Sì e no. I costi ricorrenti sono più alti che a Dubai:

Tipologia di costo Lussemburgo (annuo) Dubai DIFC (annuo)
Costi di costituzione 15.000-25.000 € 20.000-30.000 €
Capitale minimo 31.000 € 500.000 USD
Ufficio 30.000-60.000 € 40.000-80.000 €
Personale (2 dipendenti) 120.000-180.000 € 80.000-120.000 €
Consulenza 50.000-100.000 € 60.000-120.000 €
Totale 230.000-365.000 € 200.000-350.000 €

La differenza è meno marcata di quanto si pensi. E il Lussemburgo offre molta più certezza giuridica.

Da sottolineare: in Lussemburgo si può operare con meno personale. I tribunali accettano più facilmente strutture “light” rispetto a Dubai.

Per le holding medio-piccole, Lussemburgo risulta spesso più efficiente.

Confronto diretto: Dubai vs. Lussemburgo per i gruppi DAX

Ed eccoci al dunque. Quale sede scegliere e in quale caso?

Ecco la mia valutazione dopo 15 anni di esperienza:

I fattori davvero decisivi

Criterio Dubai (DIFC) Lussemburgo Vincitore
Aliquota holding 0% (con condizioni) 0,05% tassa minima Dubai
Accesso UE Limitato Pieno Lussemburgo
Trattati doppi imposizione In aumento (40+) Consolidata (80+) Lussemburgo
Certezza del diritto Ottima Eccellente Lussemburgo
Compliance Elevata Media Lussemburgo
Reputazione/PR Buona Eccellente Lussemburgo
Requisiti sostanza Molto alti Moderati Lussemburgo
Costo totale 200-350k € 230-365k € Parità
Fuso orario (per Asia) Ottimale Difficile Dubai
Flessibilità Alta Media Dubai

Confronto sugli oneri di compliance

Qui emerge una differenza decisiva: la burocrazia interna.

A Dubai dovete:

  • Documentare riunioni manageriali mensili in presenza
  • Inviare trimestralmente gli Economic Substance Report
  • Superare audit annuali DIFC
  • Seguire le UAE Exchange Control Regulations

A Lussemburgo basta:

  • Bilancio e dichiarazione annuale
  • Reporting UE per strutture più grandi
  • Documentare la gestione effettiva

In sintesi: Lussemburgo richiede meno risorse interne. Un dettaglio rilevante per i gruppi DAX che operano con team treasury snelli.

Strategie di Exit – Cosa succede se cambia qualcosa?

L’esperienza insegna: le leggi fiscali cambiano. Anche i contesti politici.

Il Lussemburgo offre più flessibilità in caso di novità:

Vantaggi Lussemburgo:

  • Libera circolazione UE: facile rilocazione verso Olanda, Irlanda ecc.
  • Exit procedures consolidate in caso di cambiamenti normativi
  • Tutela giuridica grazie al diritto UE

Rischi Dubai:

  • Normativa tributaria ancora giovane (dal 2023)
  • Dipendenza geopolitica
  • Trasferimento difficile verso altre giurisdizioni

Il mio consiglio: Se puntate su Dubai, pianificate un’uscita fin dall’inizio.

Esempi pratici: come decidono davvero i gruppi DAX

La teoria è interessante. Ma come funziona davvero nella pratica?

Ecco tre casi reali dalla mia consulenza (nomi modificati):

Il colosso automotive e la sua struttura Dubai

Sfida iniziale: Grande gruppo automobilistico tedesco con forte business asiatico. 40% del fatturato fra Cina, India e Sudest asiatico.

Problema: Alte ritenute su royalty e dividendi dall’Asia. Perdita annua di oltre 50 milioni di euro causa inefficienze strutturali.

Soluzione: Holding DIFC a Dubai con questa architettura:

  • Gestione IP centrale a Dubai
  • 3 dipendenti qualificati in loco
  • Riunioni trimestrali del management a Dubai
  • Decisioni reali localmente documentate

Risultato: Risparmio fiscale di 35 milioni di euro l’anno a fronte di 300.000 euro di costi annui. ROI superiore al 10.000%.

Perché Dubai? Il fuso orario era determinante. Le riunioni di management con team asiatici sono molto più semplici da Dubai che dal Lussemburgo.

Perché una tech company è rimasta a Lussemburgo

Sfida iniziale: Software house di medie dimensioni focalizzata su Europa e Nord America. Ricco portafoglio IP e alti flussi di royalty.

Valutazione: Ipotesi di trasferimento a Dubai per ottimizzazioni fiscali aggiuntive.

Decisione: Restare a Lussemburgo per questi motivi:

  • Il 95% del business è tra Europa e USA
  • Alte esigenze di compliance per clienti quotati
  • Struttura consolidata da oltre 10 anni
  • Rischio PR negativo migrando a Dubai

Ottimizzazione alternativa: Affinare la holding lussemburghese sfruttando meglio le direttive UE.

Risultato: 8 milioni di euro aggiuntivi risparmiati, senza cambiare sede.

La holding Pharma che usa entrambe le vie

Sfida iniziale: Gruppo farmaceutico globale. Portafoglio IP complesso, business in Europa e Asia.

Soluzione creativa: Struttura ibrida con entrambe le sedi:

  • Lussemburgo: holding e gestione IP per Europa
  • Dubai: holding per Asia ed emerging markets

Struttura:

  1. Capogruppo tedesca
  2. Holding lussemburghese per EU/USA (pre-esistente)
  3. Holding DIFC Dubai per Asia (nuova)
  4. Split IP per mercati geografici

Complessità: Più elevata, ma giustificata dalla dimensione e articolazione geografica.

Risparmio: Oltre 60 milioni l’anno, con extracosti di 800.000 euro per le due strutture insieme.

La mia valutazione sincera: cosa consiglio ai board DAX

Dopo 15 anni di consulenza ai grandi gruppi, ho maturato un’opinione chiara.

Ecco i miei consigli più trasparenti:

Decisione giusta in 3 domande chiave

Prima di scegliere tra Dubai e Lussemburgo, rispondete a queste tre domande:

Domanda 1: Dove sta il vostro core business?

  • Europa/Americhe → Lussemburgo
  • Asia/Emerging Markets → Dubai
  • Equilibrio globale → Ibrido o Lussemburgo

Domanda 2: Qual è il vostro rischio compliance?

  • Quotati con alta visibilità mediatica → Lussemburgo
  • Privati/scarsa attenzione mediatica → anche Dubai
  • Settori regolamentati (pharma, finanza) → prudenza a Dubai

Domanda 3: Quale risparmio è realistico?

  • Meno di 10 milioni: Lussemburgo (meno complessità)
  • 10-50 milioni: Valutare entrambe le opzioni
  • Oltre 50 milioni: Dubai o struttura ibrida

Gli errori più frequenti – e costosi

Ecco i principali errori che vedo nella pratica:

Errore 1: Guardare solo alle aliquote

Lo 0% di Dubai può rapidamente diventare 25%+ se i requisiti di sostanza non sono rispettati. Calcolate sempre i costi compliance.

Errore 2: Ignorare le strategie di Exit

Cosa succede in caso di cambi normativi? Dubai è ancora giovane. Pianificate alternative.

Errore 3: Sottovalutare le risorse interne

Dubai richiede più attenzione manageriale che Lussemburgo. Serve disponibilità di tempo internamente.

Errore 4: Trascurare i rischi PR

Basta un articolo negativo sulla stampa per annullare i risparmi fiscali. Soprattutto per un gruppo DAX.

Roadmap per l’implementazione

Dopo aver scelto la via, seguite questi passi:

Fase 1: Progettazione (2-3 mesi)

  1. Analisi strutturale completa con esperti
  2. Richiedere tax ruling (Lussemburgo) oppure piano economic substance (Dubai)
  3. Pianificazione risorse interne

Fase 2: Implementazione (3-6 mesi)

  1. Costituzione società
  2. Recruiting personale in loco
  3. Messa a regime dei processi operativi

Fase 3: Migrazione (6-12 mesi)

  1. Trasferimento graduale degli asset
  2. Documentazione di tutte le decisioni di gestione
  3. Implementazione monitoraggio compliance

Il mio consiglio: Partite con una piccola parte del portafoglio. Acquisite esperienza. Poi scalate.

Così minimizzate i rischi e massimizzate l’apprendimento.


Domande frequenti (FAQ)

Come gruppo DAX posso trasferirmi facilmente da Germania a Dubai?

Un trasferimento totale non è possibile né sensato. I gruppi DAX possono portare solo le holding e alcune attività a Dubai. Il management operativo deve restare in Germania, dove si trova il core dell’attività.

Quanto tempo serve per costituire una holding DIFC a Dubai?

La sola costituzione richiede 4-6 settimane. Per una struttura completamente operativa e con sostanza servono idealmente 3-6 mesi. Includendo ricerca uffici, assunzioni e avvio dei processi.

Dubai è davvero “più sicura” rispetto ad altre sedi per i controlli fiscali tedeschi?

Non più “sicura”, ma gli Emirati hanno molte convenzioni con la Germania. Il fattore determinante è la sostanza effettiva in loco. Con una struttura conforme, Dubai è riconosciuta fiscalmente come il Lussemburgo.

Qual è l’investimento minimo per una holding “seria”?

Per gruppi DAX bisogna prevedere almeno 200.000-300.000 euro annui. Personale, ufficio, consulenza, compliance. Sotto questa soglia, la sostanza rischia di non essere sufficiente.

Posso semplicemente migrare la mia holding lussemburghese a Dubai?

Una migrazione diretta è complessa e spesso svantaggiosa fiscalmente. Meglio prevedere uno scenario ibrido o una transizione graduale. Mantenete la vecchia struttura e costruite Dubai in parallelo.

Che reazione ha l’opinione pubblica tedesca sulle strutture Dubai dei gruppi DAX?

La percezione pubblica è mista. Dubai è vista meno criticamente rispetto ai classici “paradisi fiscali”, ma sui gruppi DAX l’attenzione mediatica resta alta. Serve una comunicazione trasparente sulla reale sostanza economica.

Cosa succede in caso di tensioni geopolitiche con gli Emirati?

Dubai è politicamente stabile, ma in caso di forti tensioni potrebbero sorgere problemi. Per questo è fondamentale pianificare strategie di uscita. Lussemburgo, essendo UE, è meno esposta al rischio.

Conviene Dubai per holding con meno di 50 milioni di volume?

Dipende dalla struttura. Per holding solo europee sotto i 50 milioni, Lussemburgo è di solito più economica. Dubai è interessante in presenza di forte business asiatico o alte ritenute.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *